Torna l’appuntamento con il Borsino di Carlo Quaranta: ecco chi sale e chi scende dopo la sconfitta per 2-0 sul campo del Bologna

Ripensando alla partita di andata, a quella manita stampata in faccia come una sberla alla squadra di Donadoni, non sembra passato solo un girone ma anni luce. Quella gara di esordio al “Grande Torino” segnò l’inizio dell’idillio tra i tifosi granata e il nuovo corso – dopo cinque anni di Ventura – targato Mihajlovic, fu “sturm und drang” nei cuori della gente che ri-abbracciò il proverbiale cuore granata, si scomodò persino un vocabolo ormai desueto quale “tremendismo”. Tuttavia non è nemmeno necessario voltarsi tanto indietro, basterebbe il fresco ricordo del primo tempo disputato contro il Milan appena una settimana fa per fare i conti con una squadra irriconoscibile. Stavolta nemmeno un tempo di gioco, di ardore, di idee. E’ vero, mancava Belotti, il trascinatore della squadra senza il quale il Torino ha collezionato appena un pareggio e un solo gol (su punizione) in tre partite e senza il quale tutto il gioco della squadra ne risente, non solo la finalizzazione.

Ma, si sa, una squadra non può dipendere da un singolo né può regalare partite così opache in trasferta (come accaduto recentemente anche a Genova contro la Sampdoria) con un centrocampo non in palla, in balia degli avversari, incapace di creare, verticalizzare, fare filtro. Talmente inutile che ad un certo punto Mihajlovic ha pensato persino di rinunciarci togliendo Valdifiori e Benassi per far posto a due attaccanti (Iturbe e Martinez). Solo che non è detto che avere più attaccanti equivale a segnare più gol o a produrre più azioni pericolose tant’è vero che per una sorta di legge del contrappasso i granata – divisi esattamente in due tronconi – hanno prestato il fianco al contropiede avversario e il gol lo hanno subito, come già accaduto altre volte. Così come non è detto che fare il record di punti nel girone di andata o manifestare apertamente l’ambizione significa avere automaticamente più chances di andare in Europa. E non è detto neanche che uno o due acquisti adesso siano sufficienti a far compiere il salto di qualità e a risolvere i problemi manifestati in quest’ultimo scorcio di campionato.

Il punto è che se conquisti il cuore dei tifosi facendo intravedere grandi potenzialità ma poi non sbocci mai definitivamente vuol dire che meriti il limbo nel quale ti trovi. E la classifica ora dice questo e c’è il serio rischio che questa condizione perduri fino alla fine del campionato.

CHI SALE:

HART: fa il suo dovere uscendo a testa alta dal Dall’Ara dopo aver compiuto almeno un paio di parate decisive, una all’alba del match con uno scatto di reni felino su colpo di testa ravvicinato di Oikonomou e una al tramonto sul tiro insidioso di Verdi. Bene nelle uscite, pressoché incolpevole sui gol.
MORETTI: conferma di essersi ripreso e di poter ancora dare un buon contributo: se la vede con Destro con cui ingaggia un duello fisico e spesso ne esce vincente, con le buone o con le cattive. Non ha colpe sulle reti subite dai granata.

CAMPO, 22.1.16, Bologna, stadio Renato Dall'Ara, 21.a giornata di Serie A, BOLOGNA-TORINO, nella foto: Emiliano Moretti
CAMPO, 22.1.16, Bologna, stadio Renato Dall’Ara, 21.a giornata di Serie A, BOLOGNA-TORINO, nella foto: Emiliano Moretti

STABILI:

BARRECA: il giovane terzino ancora una volta parte benino, effettua importanti chiusure (anche sulla fascia opposta a quella di pertinenza) ma poi si spegne, sbaglia malamente traversoni quando si spinge in avanti e fatica su Verdi dietro. Rimane sugli ultimi standard, che purtroppo non sono quelli autunnali.
FALQUE: molto attivo nella sua zona, gioca molto largo e si procura un’infinità di calci d’angolo. Ha qualche guizzo sporadico ma gli manca quello giusto al momento decisivo. Anche per lui il digiuno da gol sta diventando un po’ troppo lungo.
ROSSETTINI: l’ex di turno non patisce tanto l’emozione o la marcatura degli attaccanti rossoblù nel complesso ma negli episodi clou – così come contro il Milan – perde un po’ la bussola rischiando rigori ingenui e indugiando troppo sulle azioni dei gol.
BASELLI: non gli si può rimproverare assolutamente nulla sotto il piano dell’impegno e ciò fa molto piacere sia a Mihajlovic che ai tifosi. Recupera diversi palloni sia in area granata che a metà campo con grinta e determinazione, fatica invece a trovare la giocata giusta o il suggerimento in attacco.
DE SILVESTRI: gioca un tempo e non commette gravi sbavature ma sulla fascia il suo contributo è modesto e da un giocatore della sua esperienza ci aspetta di più, invece Krejci lo mette in difficoltà. Dovrebbe sfruttare meglio le occasioni ma evidentemente ha perso smalto e fiducia.
VALDIFIORI: è autore di qualche finezza nella propria trequarti e di qualche tentativo di verticalizzazione del gioco. Cerca di opporre la necessaria resistenza davanti alla difesa ma non sempre vi riesce per i soliti motivi, non tutti addebitabili a lui. Sbaglia anche qualche apertura.

CHI SCENDE:

LJAJIC: in assenza di Belotti dovrebbe essere lui il trascinatore ed a suo modo ci prova prendendosi delle responsabilità ma sbagliando spesso, così come quando perde palla in dribbling o batte punizioni anche da posizioni non favorevoli al suo piede. Non è così che si dimostra di poter essere leader.
BENASSI: non lucidissimo e concreto sotto porta e troppo remissivo con Dzemaili sul quale peraltro rimedia un’ammonizione rischiando anche la seconda. Dopo un avvio propositivo vaga un po’ a vuoto e la sua condizione appare in leggero calo.
ITURBE: evanescente. Nella mezzora scarsa a disposizione non trova né posizione né giocata rivelandosi perfettamente inutile. Certamente non lo si può bocciare dopo tre spezzoni di partita ma servirebbe ben altro contributo. Deve trovare prima di tutto condizione e modo di stare in campo.
BOYE’: che non fosse Belotti e non avesse le caratteristiche da prima punta lo si sapeva e la prova incolore in questo ruolo non si può addebitare completamente a lui, anche se onestamente ci si aspettava di più. Non ha spazi come quando gioca più lontano dalla porta e così non riesce a sfruttare le sue qualità.
ZAPPACOSTA: nei 45’ nei quali resta in campo è più propositivo del suo sostituto. Restano i limiti nei momenti decisivi, nell’ultimo passaggio e si fa distrarre dal pallone anziché curarsi dell’avversario alle sue spalle sul cross del vantaggio felsineo. Da verificare l’entità del problema ai flessori che l’ha costretto ad uscire.

 


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Alessandro (Ale67)
7 anni fa

LIMBO = MEDIOCRITA’
Grazie Nano!

Dpi6564
Dpi6564
7 anni fa

Scusate eh ? GiĂ  l ho scritto nel post su hilemark di ieri . Andate su cuore toro o torcida granata o leggete Ruttosporc . Ma cmq nulla di che . Si è convenuto trattasi di teatrino tipo i fogli a4 e le scritte dell’anno scorso . Ma era per… Leggi il resto »

rotor
7 anni fa

La ProVercelli chiudera’ oggi per Vives(SkySport).

tore110
7 anni fa
Reply to  rotor

Ciao Peppi’ , non passerai alla storia come un idolo del Toro però hai sempre fatto del tuo meglio onorando la maglia.

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